Come gestire la sindrome del "non nel mio cortile" |
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Hai mai sentito parlare della sindrome NIMBY? Se la risposta è "no" non temere: non si tratta di una nuova malattia. Ma è però un fenomeno che può creare problemi seri alla collettività. L'acronimo NIMBY sta per "not in my backyard", che significa letteralmente "non nel mio cortile".
L'opposizione nasce sempre dal timore che l'opera possa arrecare danni alla salute, all'ambiente o al valore economico della zona interessata. Si ritiene che la causa principale della sindrome Nimby risieda nella mancanza di informazione ai cittadini,così come nel loro mancato coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano le loro comunità e i loro territori.
Ciò è stato recepito nell'Unione Europea ed è per questo che procedure come la VIA, la VAS e molti programmi richiedono PER LEGGE di informare il pubblico e lo svolgimento di consultazioni pubbliche.
Oltre ai casi di mancanza di informazione e coinvolgimento della popolazione, adesso ci sono anche in aggiunta i social media. La mancata realizzazione di opere necessarie e strategiche, a causa della sindrome NIMBY, può avere conseguenze molto nefaste. Ad esempio il discorso vale per il Deposito Nazionale per i Rifiuti Radioattivi o per gli impianti di trattamento dei rifiuti, ad esempio. Questo vuol dire che i nostri rifiuti, di cui siamo RESPONSABILI, vengono spediti anche in impianti molto lontani dal luogo di produzione, con costi esorbitanti per le nostre tasche; ed inoltre hanno anche impatti significativi in termini di emissioni in atmosfera dovuti alla movimentazione di alcune tipologie di rifiuti. Concludendo, ti lascio citando il Principio 10 della Conferenza sull'Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992: "Il modo migliore di trattare le questioni è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, ai diversi livelli".
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Ultimo aggiornamento Lunedì 11 Settembre 2023 10:54 |